Tre libri da leggere per la Festa dei nonni.

Per la Festa dei nonni, che ricorre oggi 2 ottobre, vi  suggeriamo tre libri che raccontano storie nelle quali essi sono i protagonisti: Il melo del nonno, di Fatima Fernandez Mendez e Cecilia Varela, di Edizioni Primavera; Sai fischiare Johanna?, di Ulf Stark, edito da Iperborea e Il nonno che aggiustava i sogni,  di Uri Orlev,  pubblicato da Feltrinelli.

Si tratta di un albo illustrato, il primo, di cui vi  abbiamo parlato nella nostra recensione (leggila qui) apparsa su http://www.ilclubdellibro.it, una delle prime proposte di una casa editrice molto promettente, di Cervinara Irpina, Primavera Edizioni, rivolto ai bambini a partire dai tre anni.

Un libro da leggere per il potere della storia, ma soprattutto per quello delle immagini, che ci accompagnano  in un viaggio alla scoperta della nostra memoria, della quale il nonno solo può essere il custode. Le bellissime illustrazioni accolgono il lettore in un mondo pieno di calore ed affetto speciali, di cui solo i nonni sono capaci,  nel quale il piccolo protagonista della storia scoprirà l’immenso valore che nella costruzione della sua direzione esistenziale ha il legame con la sua famiglia.

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Il libro di Ulf Stark, edito da Iperborea, va tenuto nello scaffale più basso della vostra biblioteca perché è un classico della letteratura del Nord Europa, nella quale è specializzato l’editore italiano, scritto da un autore molto prolifico e amatissimo dai giovani lettori svedesi. Una storia pensata per lettori a partire dai sette anni, ma anche per i loro genitori, sull’importanza della figura dei nonni nel percorso di crescita dei propri figli e sull’importanza di coltivarne il rapporto. Ne abbiamo scritto approfonditamente nella nostra recensione apparsa su http://www.milkbook.it (leggila qui).

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Il terzo libro che vi segnaliamo è Il nonno che aggiustava i sogni,  di Uri Orlev,  pubblicato da Feltrinelli.

Età di lettura: a partire da  8 anni – 126 pagine – prezzo: 9 euro

Una storia particolarissima, di un autore molto originale, vincitore del prestigioso Premio Andersen , tradotto in otto lingue.

Uri Orlev, nato a Varsavia nel 1931, sopravvive ai campi di sterminio e scriverà molti libri, alcuni dei quali trovano ispirazione anche da quella terribile esperienza.

La storia narra di Michael, un bambino americano di origini ebree che è costretto a lasciare gli Stati Uniti per tornare nel Paese natale dei genitori, Israele, per assistere, a Gerusalemme, il vecchio nonno, che vive da tempo solo.

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foto dal web

Il rapporto tra Michael e suo nonno è tutto da costruire, ma i due si piacciono subito e saranno complici in  avventure bizzarre e nel mantenere fuori, dal loro straordinario mondo, tutto il resto . Un viaggio onirico, attraverso il quale il piccolo protagonista sentirà il nonno particolarmente vicino a lui, nella sua crescita fatta di piccoli successi, e che lo aiuterà a comprendere che i sogni sono “una leggera divergenza dalla realtà”….

Buona FESTA DEI NONNI!

 

 

Consigli…di viaggio per giovani vacanzieri!

Sarei curiosa di sapere che libro avete scelto come compagno di viaggio per le vostre vacanze, ma qui vorrei consigliarvi qualcosa da mettere nella valigia dei vostri figli!

Certo, tra  la dozzina di costumi “di ricambio”, le scarpe per i più svariati usi ed occasioni, e tanto altro ancora, lo spazio residuo rischia di essere davvero poco ma, non si può partire senza almeno un bel gioco ed alcuni libri!

Il gioco: IL LABIRINTO DELLA GENTILEZZA di Giochi Tante Storie di Viviana Hutter.

Per riscoprire pratiche di gentilezza,  più e meno comuni, che la vita frenetica di tutti i giorni ci costringe a ritenere superflue, perdetevi pure in questo “labirinto” insieme ai vostri figli, agli amici vecchi e nuovi con cui trascorrerete le vostre ferie.

La gentilezza è un valore praticabile o desueto e relegato ad ambienti manieristici d’altri tempi? Ci viene chiesto di essere performanti, veloci, produttivi, precisi,  ma…..se fossimo anche gentili?

Il gioco di Tante Storie si propone questo inconsueto obiettivo. E’ contenuto in un tubo di cartone che, lasciando scatenare la fantasia dei più piccoli, si presta ad essere un cannocchiale del più cattivo dei pirati o un telescopio per vedere le stelle, ed è formato da un tabellone, con disegni coloratissimi, sul quale si muovono pedine, al ritmo di un dado.

 

Non lasciatevi ingannare dalla forma tradizionale, Il Labirinto della gentilezza è un gioco dinamicissimo, adatto ai grandi e non solo ai bambini, educativamente divertente!

Ci farà stare con il naso all’insù, a vedere che forma hanno le nuvole ma, soprattutto, ci farà praticare gentilezza  verso  tutto ciò ci circondi, senza alcuna esclusione:  verso il pianeta,  le piante,  gli animali e, allora, saranno carezze o biscottini per i nostri cuccioli, o refrigeranti innaffiature alla nostre amiche nei vasi, dipende da dove ci porterà il dado. Chiunque sia il vincitore, al termine di questo poetico gioco, tutti saranno soddisfatti per essere stati gentili con chi, magari, non lo erano stati da tanto. Consigliato per chi voglia passare del tempo insieme ai propri cari giocando, complice la vacanza, e riflettendo anche sulla necessità di ripensare il modo che abbiamo di interagire gli uni con gli altri.

 I libri:

 

LE STREGHE DI BENEVENTO, Edizioni Primavera. (se vuoi saperne di più sul libro clicca qui)

KATITZI, Iperborea Edizioni. (per leggere la nostra recensione clicca qui)

L’ORSO PUDDINGTON, Mondadori.

Durante le vostre vacanze vi consiglio, innanzitutto, di leggere insieme a i vostri figli, qualsiasi libro che possa piacere. Trarre piacere dalla lettura è fondamentale per nutrire ogni tipo di lettore. In vacanza, poi, abbiamo “tutto il tempo” di farlo: il nostro alibi quotidiano alle mancate letture, in questi giorni, è destinato a cadere!

C’è un filo conduttore che lega la piccola Katitzi all’orso giunto a Londra da lontano e alle storie sannite sulle Janare. Si tratta di un filo che vale la pena di riconoscere e seguire per capire dove possa portarci. Sono storie di avventura, appaiono tra di loro differenti, ma tutte narrano  la diversità, quella che riconosciamo negli altri , ma anche in noi stessi per qualche ragione . La diversità può assumere le forme più svariate: un cappello troppo vistoso, il colore dei capelli  o della pelle, perfino una leggenda misteriosa che conosciamo soltanto noi può renderci diversi o, meglio, unici.

Sono pagine per chi voglia trarre dalla lettura, non solo intrattenimento, ma anche un messaggio di riflessione su temi attuali da sempre. Le storie dei loro protagonisti accompagnano il lettore, giovane o adulto che sia, in un percorso che porta all’accoglienza del nostro prossimo, per quanto diverso ci possa apparire, perché spiegano la tristezza di chi subisce la discriminazione.

I dispetti delle Janare, poi, schiuderanno l’uscio di una cultura popolare ricchissima e che ben merita di oltrepassare i confini dell’Appennino campano e, magari, chissà, potrebbero anche condurvi dritti dritti alla scoperta di  Benevento!

Insomma, nella valigia dei nostri bambini, cerchiamo di infilare anche, tra le mille cose che serviranno a trascorrere le nostre vacanze, la voglia di scoprire, di conoscere e di accogliere. BUONE VACANZE!

FOTOSINTESI ITINERANTE di Bartolomeo Di Giovanni.

FOTOSINTESI ITINERANTE è una meravigliosa raccolta di poesie, edita da Rupe Mutevole nel maggio di quest’anno.

Tema conduttore è l’Amore, in tutte le sue molteplici implicazioni, ma non solo.

La raccolta si apre con una dedica agli affetti più cari dell’Autore, certezza nella sua vita, e vere e proprie colonne portanti capaci di  reggere  anche alle scosse di maggiore magnitudo. Il libro prosegue con una corposa introduzione che ne spiega la genesi.

La creazione  artistica è sempre frutto di un phatos, di un’esperienza vissuta intensamente e tanto più profondi saranno i segni lasciati  nell’animo dell’artista da questo “sopportare”, tanto più incisivo sarà l’effetto sul fruitore.

Il lettore di Fotosintesi Itinerante, perciò, si prepari a mettersi in gioco fino in fondo, a non risparmiarsi nulla, ad essere scosso, accarezzato, vergato ed infine baciato, condotto in un viaggio in cui il dolore è solo il mezzo di trasporto, e la meta sarà il proprio ritrovarsi, ma con animo nuovo, finalmente capace di ricongiungersi alla sua parte più vera, dove albergano valori e sentimenti antichi come la sua stessa venuta al mondo.

Sì, perché la poesia di Theo Jhon ci scuote per liberarci da inutili conformismi , ci esorta ad allontanare gli stereotipi massificanti del nostro tempo, a curare la nostra identità più vera, ma è soprattutto portatrice di valori tradizionali.

L’Amore per il Poeta Scalzo è innanzitutto fedele, due soli possono essere i protagonisti della storia, tertium non datur, esige impegno, dedizione, cura , concetti considerati obsoleti da chi crede di vivere nella modernità.

La Poesia, per Theo Jhon,  è sentire vivo e pulsante di un’umanità che , oggi più che mai, si  perde nelle proprie miserie, ma conserva il suo alito vitale,  la sua attitudine a congiungersi all’Universo, perché è di questo che è fatta. I desideri, oggi, come sempre, sono fatti di materia celeste, questo non dobbiamo dimenticarlo.

Il poeta per Bartolomeo Di Giovanni è SCALZO, perché vuole sempre mantenere un contatto profondo con l’esistenza ed è capace di percorrerne il sentiero, qualunque sia la sua conformazione. Il suo passo è sicuro e live, ma anche difficile nel suo incedere quando gli ostacoli si frappongono inaspettati. I poeti hanno occhi da bambino perché vivono e rivivono mille e mille volte ancora e, ogni volta, rinascono, guardando il mondo con nuova purezza e ” […] Il tuo nome nonostante tutto, lo troverai sempre nel loro cuore. Ecco i poeti” ( da Poeti come Bambini pag. 73, Fotosintesi Intinerante).

L’ultimo lavoro di Bartolomeo Di Giovanni  lascia il lettore con una certezza:  al mondo c’è  assoluto ed urgente bisogno poesia per ritrovare noi stessi e la nostra natura più profonda.

 

Prossimi appuntamenti alla Little Free Library.

Per il mese di giugno, la piccola biblioteca di quartiere si prepara ad accogliere due eventi a cui tiene moltissimo.

IL PRIMO:

Il 21 giugno, h. 21.00, si svolgerà la prima delle tre proiezioni in programma  di LUOGHI APERTI – RASSEGNA DI CINEMA ITINERANTE, SECONDA EDIZIONE.

Il tema scelto per  proiezione del 21 giugno è VIAGGIO ALLA SCOPERTA DEL MONDO ed il film prescelto è

Menino e o Mundo (Il bambino che scoprì il mondo), di Alê Abreu , Brasile 2013. Musiche di R. Fender e G. Kurlat. Film di animazione, distribuito in Italia da Cineteca di Bologna. Durata 76′.

Il film è stato molto apprezzato dalla critica ed ha ricevuto numerosissimi premi in tutto il mondo, tra cui la nomination all’Oscar per il miglior film di animazione. Validissima anche la sua colonna sonora.

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TRAMA. Sullo sfondo di un Brasile rurale e povero, un bambino vive con i suoi genitori in campagna trascorrendo le giornate con ciò  che gli offre la straordinaria natura del posto. Quando il padre è costretto  ad  andare in città per cercare lavoro, il bambino, con in valigia una foto della sua famiglia e nel cuore la melodia indimenticabile che gli suonava il genitore, decide di seguirne le tracce. Sarà  allora che scoprirà le storture del suo Paese, ma anche del mondo intero. 

IL SECONDO

IL 29 giugno, h. 21.00, ospiteremo il poeta THEO JHON#SCALZO44 , per conoscere il suo ultimo lavoro FOTOSINTESI ITINERANTE, edito da RUPE MUTEVOLE. Sarà una serata tutta dedicata alla poesia ed all’arte. Del resto, non potrebbe essere diversamente perché  in questa giornata si celebra la nascita  di Giacomo Leopardi, che trascorse proprio a Napoli gli ultimi giorni della sua esistenza.

Ci farà da guida in questo straordinario percorso di poesia originalissima, un altro artista noto a chi ci segue: NINO VELOTTI, del quale lo scorso anno abbiamo potuto apprezzare, oltre che le creazioni musicali, molte poesie tratte dalla raccolta SONETTI PER IMMAGINI, edito da La VITA FELICE. La serata  sarà all’insegna tutta della creazione artistica, perché parteciperà anche VALENTINA PETRINI, pittrice e ritrattista che offrirà il suo contributo  in un’opera estemporanea.

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Insomma, il mese di maggio ci ha regalato moltissime emozioni, ma anche giugno siamo sicuri non sarà da meno. Vi aspettiamo.

 

 

Le tre del mattino. Gianrico Carofiglio, Einaudi 2017.

Ero curiosa di leggere di questo autore, che ha scritto tanto e di cui molti parlano bene. Acquisto, così, una copia usata di  Le tre del mattino, pubblicato da Einaudi nel settembre 2017.

Ammetto la mia  predilezione per i libri usati, perché mi piace pensare ad un fluido che attraverso il libro passi di lettore in lettore ma, quando riesco a procurarmi  una pubblicazione recente, il più delle volte mi lascia delusa per qualche motivo. A questa regola, purtroppo, non ha fatto eccezione il libro di Gianrico Carofiglio.

La trama promette bene, anche se non brilla per originalità: un padre e un giovane figlio saranno costretti, da circostanze impreviste, a trascorrere insieme due giorni e due notti a Marsiglia, dove si recano per approfondire gli sviluppi dell’epilessia, che colpisce il secondo fin dalla prima adolescenza.

E’ questo tempo, durante il quale vivranno esperienze del tutto insolite per ciascuno di essi, che regala ai due protagonisti una chance unica:  conoscersi per la prima volta, fugare qualche dubbio reciproco su eventi del passato della loro storia comune, riflettere su quello che vorranno che sarà il loro futuro dopo. Dopo il tempo vissuto insieme.

Continua a leggere Le tre del mattino. Gianrico Carofiglio, Einaudi 2017.

Matropolis di Thea von Harbou, 1926.

Non è stato semplice reperire una copia del libro di Thea von Harbou: più complicato che procurarsi l’omonimo film di Fritz Lang, suo marito.

Pochi sapranno, infatti, che Metropolis  il capolavoro del cinema muto degli anni venti, elevato da sempre a simbolo di una certa lotta di classe, è frutto della mente immaginifica di una donna, la quale, prima ne scrive la sceneggiatura, poi la rimaneggia e crea un’opera nuova, il libro, appunto.

Questo è altrettanto mitico e si sviluppa attraverso una trama complessa, che non ritroviamo integralmente nell’opera cinematografica, alle cui riprese la scrittrice assiste e partecipa. Dal sodalizio Lang –  von Harbou nasceranno altri film, destinati a divenire immortali , come M- Il Mostro di Dussedorf (1931), Il testamento del Dottor Mabuse (1933), ma lo sfondo sul quale si proietta la storia  dei due artisti è quello del Nazismo e ciascuno sceglierà una posizione differente nei confronti del regime che, alla fine, li separerà. Thea von Harbou rimane in Germania, si iscrive al Partito nazionalsocialista e diviene una delle figure più rappresentative dell’industria cinematografica del Terzo Reich, sebbene non verrà mai rivendicata, almeno in Italia, alla cultura di quella destra come, invece, è stato ad esempio per Ezra Pound .

Il regista, invece, dopo averne subito la censura, perchè i suoi film erano molto critici nei confronti dell’ideologia del Reicht, si traferisce all’estero, dove continua a produrre opere che gli sopravvivranno.

Quelli , tuttavia, che pensano di ritrovare nel libro, ma come anche nel film, Metropolis uno strumento di propaganda politica, sono destinati a rimanere delusi.

Nel libro, l’autrice, che dà corpo ad una paura molto comune per l’epoca, ovvero quella che le macchine possano sostituirsi all’uomo, fino a dar corso ad una vera e propria “civiltà” delle stesse, offre al lettore una descrizione lucida di un’ipotesi precisa: come si potrebbe vivere in una città nata e che vive attraverso il lavoro delle macchine.

Attraverso una costante rappresentazione delle macchine come entità viventi,  si trasmette il senso di contra naturam delle vite di tutti gli abitanti della città di Metropolis, tutti accomunati da un’unica esistenza di afflizione, senza distinzioni di classe, tra ricchi e poveri, operai e borghesi.

Più la macchina prende vita, assume una identità propria, quasi divina, dunque più elevata di quella terrena propria degli uomini, più questi perderanno ogni connotazione che li contraddistingue , fino ad essere ridotti in completa schiavitù. La schiavitù, però, è una condizione che un popolo non può sopportare troppo a lungo ed induce, presto o tardi, alla rivolta chi la patisce. Ed è quanto accade anche in Matropolis.

Questa scintillante  Nuova Babele alimenta la propria cupidigia attraverso  il frenetico lavorio delle macchine, le quali, a loro volta, si cibano di vita umana. Gli operai che vi lavorano accanto finiscono privi di linfa vitale, prosciugati sino all’essenza, dal contatto con la macchina che li ha privati di tutto, perfino dei figli,  la nuova stirpe di operai, messi al mondo e costretti ad essere albergati in una Casa dei figli, dove i bambini non hanno più alcun contatto con i genitori, impegnati incessantemente nel lavoro.

Il sistema è destinato, con tutta evidenza, al tracollo, che avverrà in maniera violenta, all’inizio, ricomposta, alla fine. Sarà allora che si delineerà all’orizzonte, all’apice del conflitto uomo-macchina, un futuro tutto da ricostruire su fondamenta di amore, quello tra uomo e donna, innanzitutto, che è alla base di ogni creazione fruttuosa per eccellenza, nel sistema di valori tradizionali germanici, e quello tra uomini, fratelli di una stessa madre, la Natura. E’ a questa che gli uomini sopravvissuti al conflitto dovranno ricongiungersi, per creare una nuova civiltà sulle ceneri di Metropolis. La Natura-Madre, infatti, non scompare da Metropolis, non perisce sotto il peso della nuova città, anche se relegata in un angolo, dal quale mostra fiera di resistere.

Il confronto con la Madre, si sa, è sempre complicato, soprattutto ove si rinneghi l’originario monito. E questo suona chiaro anche per la Mente di Metropolis (Jho Ferdersen), il quale , alla fine, comprende che dovrà affidarsi al suo cuore ( Freder, figlio di Jho), mediatore tra vecchio e nuovo, peccato e redenzione, per assicurare a se stesso una nuova sopravvivenza.

Il libro è al pari del  film, un capolavoro, ma non è di quelli che si leggono tutti d’un fiato. Il linguaggio onirico, la complessità delle descrizioni, e le riflessioni dell’autrice sulla condizione umana, della quale i personaggi si fanno portavoce nello sviluppo della trama, oltre al sistema di valori tradizionali germanico, del quale è il vero manifesto, ne fanno un libro da apprezzare poco alla volta.